Gianserio Strafella

Periodo: XVI sec.

Al copertinese Gianserio Strafella spetta il merito di aver introdotto nel Salento e in Puglia le novità della seconda generazione manierista. Le sue date di nascita e di morte sono piuttosto incerte. Tuttavia, dall'analisi di alcuni rogiti notarili, possiamo stabilire al 1520 quella di nascita e al 1573 quella di morte. Nato da Pietro e da Maria Mollone, Gianserio fu secondo di cinque fratelli: Matteo, Francesco, Giacomo e Federico. Nel 1569 sposò Giovanna Pappo dalla quale ebbe quattro figlie: Preziosa, Laudonia, Ifigenia e Vittoria. La formazione pittorica dello Strafella avvenne intorno agli anni quaranta del '500, ossia nel momento in cui si registrava un accentuarsi della voga michelangiolesca e prima che si facesse strada la crisi mistica e tetra che preparava alla Controriforma. Secondo gli storici dell'arte, la prima fase della pittura dello Strafella appare contaminata dai contatti romani con Pietro Negroni e Taddeo Zuccari e solo più tardi subì il fascino delle botteghe napoletane di Andrea Sabatini e Pedro Roviale, manieristi dai quali il Nostro assumerà egregiamente alcuni segmenti cromatici e stilistici che gli consentiranno di farsi apprezzare anche a Napoli dove eseguì gli affreschi della cappella Di Somma, nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara. Pittore tra i più documentati del '500 lo Strafella lasciò in Terra d'Otranto numerosi dipinti dei quali, purtroppo, non ci è giunto che un esiguo numero. A Copertino, nella Matrice, si custodiscono quattro raffinate tele raffiguranti S. Pietro, S. Paolo, S. Gregorio Magno e S. Gerolamo, scomparti che facevano parte di un polittico eseguito nel 1554 e del quale la tela centrale è andata perduta. Nella medesima chiesa si conserva pure un "Coept flere" e la prestigiosa "Deposizione": una tempera su tavola eseguita nel 1570. Nel castello, e precisamente nella cappella di S. Marco, su commissione degli Squarciafico dipinse la volta riproducendo delicatissime scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, mentre sulle pareti verticali, in appositi riquadri eseguì le figure di S. Caterina, S. Sebastiano e S. Giacomo da Compostela. A Lecce, in Santa Croce, vi è la "Trinità": dipinto su tavola anteriormente al 1548. Nella chiesa di S. Francesco di Paola, invece, è custodita la tela del 1564 raffigurante "La Vergine col bambino e i santi Michele e Caterina d'Alessandria". Recentemente, in seguito ai restauri, nell'intradosso di una nicchia di palazzo Adorno, sono venuti alle luce altre scene religiose dalle piccole dimensioni, attribuibili al manierista copertinese. Presso la cappella del vecchio ospedale "Vito Fazzi" si trova custodita un'altra grande tavola attribuita allo Strafella e raffigurante "L'assunzione della Vergine", attualmente in fase di restauro presso i laboratori del Museo Provinciale. A Nardò, nella chiesa del Carmine, si può ammirare una pregevole "Pietà" eseguita dopo il 1562. A Castro, nella chiesa Parrocchiale, esiste un'altra "Pietà". Le notevoli dimensioni di questo dipinto su tela appaiono inversamente proporzionali al contenuto artistico, sicchè è opinabile che l'opera possa essere del periodo giovanile. A Gallipoli, nell'episcopio, si conserva un'altra opera del suo periodo giovanile. Si tratta della "Madonna in Gloria", opera che fino al 1959 era collocata nell'antica chiesetta di S. Maria di Costantinopoli.

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